Sarah Symes, nata in British Columbia, ha nel suo percorso accademico radici che affondano nell'architettura e nel graphic design. Queste sue fondamenta si ritrovano tutte nei suoi lavori tessili. Sarah Symes realizza quadri tessili coloratissimi, geometrici e arricchiti di cuciture che concorrono a delineare la forma del soggetto. Nell'espressione creativa di Sarah Symes ritrovo elementi dell'astrattismo geometrico dell'avanguardista Piet Mondrian. E voi, cosa ci vedete? Leggete l'intervista per farvi un'idea. Buona lettura!
Dagli studi di architettura all’arte tessile. Raccontaci com’è successo.
Faccio arte coi tessuti da quando avevo circa 10 anni. Ho vinto una borsa di studio nella facoltà di architettura più importante di Londra e ho studiato architettura coi migliori insegnanti e architetti professionisti d’Europa. I metodi d’insegnamento erano molto intensi e durissimi, e ho imparato a tradurre un concetto astratto in un progetto realizzabile. Ma non faceva per me. Trovavo la disciplina dell’architettura troppo distante dalla mia passione per le forme e i colori. Decisa a proseguire verso una carriera artistica attraverso un percorso strutturato, cambiai corso iscrivendomi a disegno grafico. Dopo avere lavorato come designer per alcuni anni, iniziai a investire più tempo libero nella mia arte tessile. Nel 2007 trovai una galleria che mi rappresentasse a Los Angeles e da allora lavoro come artista professionista.
Hai scelto la strada dell’astrattismo geometrico. Cosa ti affascina di questo linguaggio artistico che trasforma l’oggettività reale in altro?
Il mio lavoro è fondamentalmente geometrico per via della mia tecnica - forme semplici, come quadrati o triangoli, sono più facili da tagliare in forme organiche. Queste forme poi diventano i mattoni che applico su di un panno che fa da fondale, creando un’opera d’arte. È un processo improvvisato, come la pittura o il collage, che permette il graduale accumulo di colore e texture. Non ho interesse nel ricreare semplicemente un soggetto. Quello che mi affascina è ricreare un soggetto così come me lo ricordo, con la stratificazione di ricordi e idee che evoca. Cerco di tirare fuori emozioni attraverso il colore e manipolare la composizione per suggerire forme e paesaggi familiari, permettendo ad altri di vedere ciò che io vedo.
Quali sono le fasi più importanti per la creazione di una tua opera?
I quattro stadi del mio processo di lavoro sono: progettazione, tintura, realizzazione e rifinitura. Tutti sono importanti e insieme rappresentano la tecnica che sto affinando da oltre dieci anni a questa parte. La fase di progettazione comprende ricerca, schizzi e elaborazione delle idee. La fase di tintura comprende il lavaggio, lo sbiancamento, e la tintura di una fornitura di tessuto. La fase di realizzazione è la parte più lunga e comprende la stiratura, il taglio e la cucitura di centinaia di pezzi di tessuto che compongono il disegno. Alcuni dei miei lavori seguono il progetto con precisione, altri sono più intuitivi e lasciano spazio alla libertà di espressione. Infine, nella fase di rifinitura stendo Ogni pezzo è un lavoro unico, degno di una galleria d’arte.
La serie Havana Streetscape è un’esplosione di gioia pura! Ce ne vuoi parlare?
L'Avana mi ha lasciato un’impressione indelebile di spettacolare decadenza. Il centro storico è un patchwork mezzo cadente e mezzo restaurato di vie coloratissime che risalgono ai tempi delle origini del nuovo mondo. Ho passato del tempo a sperimentare con questa serie, riguardando le mie foto e i miei blocchetti di schizzi, provando a distillare le forme più elementari dell’Avana. Alla fine iniziai anche a stratificare i colori dominanti delle vedute in strisce verticali, per creare un senso di profondità e prospettiva. Questo ha prodotto un ritmo di forme e colori che è riconoscibile come l’Avana. Ho usato una tecnica ad impuntura per rendere ancora più morbido il contrasto tra i colori e per creare una texture raggrinzita che richiamasse le costruzioni in pietra crollanti. Ogni opera illustra una scena di strada, ma ho anche provato a cogliere l’atmosfera della città nel suo insieme.
I paesaggi sono fra i tuoi soggetti preferiti. Qual è il paesaggio nel cassetto che speri di osservare e poi immortalare in una tua opera?
Mi piacerebbe visitare l'Antartide. Ho visto catene montuose spettacolari in Canada e mi hanno fatto venire voglia di vederne di più. Le Montagne Rocciose sono un paesaggio naturale così straordinario, che toccano profondamente chiunque le visiti. Che cosa c’è nelle pareti rocciose che si innalzano maestose, nelle sterminate distese di ghiaccio e nei laghi di un perfetto blu-verde che ci lascia pietrificati per tanta bellezza? L’Antartide è di sicuro il panorama montagnoso più estremo, e credo che andarci mi ispirerebbe importanti domande sull’umanità e mi porterebbe a produrre una serie di potenti opere d’arte.
Si percepisce, dai tuoi lavori e dalle tue scelte di vita, che sei in profonda connessione con la Natura. Se potessi scegliere di parlare con un albero, quale tipo di albero sceglieresti?
Mi arrampicherei su una montagna, in alto al di sopra della città, e sceglierei l’albero che pare il più alto, più forte, e più vecchio di tutti. Un albero che ha vegliato su di noi per generazioni con molte storie da raccontare e tanta saggezza da dispensare.
Il sito web di Sarah Symes
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